Addio Maestro

Un ricordo di Ettore Scola, ultimo maestro di Cinema e Impegno

Il cinema è un lavoro duro ma si può, ridendo e scherzando, mandare qualche messaggetto, qualche cartolina postale con le proprie osservazioni sul mondo. Il cinema è come un faretto che illumina le cose della vita”. 

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Il cinema italiano dice addio a uno dei suoi maestri, Ettore Scola, autore di pellicole indimenticabili che hanno raccontato la storia del nostro Paese con uno sguardo ironico e tenero, da «C’eravamo tanto amati» a «Una giornata particolare».

Una filmografia corposa e complessa come la sua finisce con il farci comprendere come sia stato, nel senso più pieno del termine, un testimone del proprio tempo anche quando seguiva il carro dei comici de Il viaggio di Capitan Fracassa o la carrozza di Il mondo nuovo.

Scola è riuscito sempre a offrire uno specchio in cui la società italiana potesse riflettersi senza compiacimenti ma anche senza toni predicatori e con uno sguardo capace di ricordarci come non si possa mai pensare che i pregiudizi verso chi non si omologa vengano estirpati una volta per tutte. È per questo che non può mancarci. Perché è e resta presente.

Noi vogliamo ricordarlo attraverso un film particolare e che forse non tutti conoscono ma che è rappresentativo del suo rapporto con la Francia, con la cinematografia e con il pubblico francese: LE BAL (Italia, 1983). Il film sarà introdotto per l’occasione da Antonio Mendoza, critico cinematografico.

Ballando-Ballando[1]

 “Il rapporto che ho con la Francia è quotidiano, familiare. Risale a quando avevo 8-9 anni. Avevo un nonno cieco che per fortuna, lo dico oggi, essendo un grande lettore, mi obbligava a leggere per lui. Soprattutto i testi che riguardavano la letteratura e la storia francese. Quindi già a quell’età leggevo delle cose che, a dire il vero, erano spesso incomprensibili. Mi imponeva addirittura di leggere Le lettere persiane di Montesquieu, Lamartine. Poi per farmi riposare mi proponeva di leggere I misteri di Parigi o Alexandre Dumas oppure anche Théophile Gautier con il suo Capitaine Fracasse. Da allora avere contatti con la Francia è stato per me naturale. Quando ho poi fatto questo mestiere, per me scegliere un attore tra gli italiani con cui avevo sempre lavorato, come Mastroianni, Sordi, Gassman e quelli francesi era l’identica cosa. Attori come Jean-Louis Trintignant, Philippe Noiret, Fanny Ardant erano presenze normali come gli italiani. Una sorta di non rilevanza della differenza tra Italia e Francia. Differenze che pure esistono e a volte sono anche importanti.” Ettore Scola

 Amelia (TR)

Sala comunale F. Boccarini

P.zza Augusto Vera, 10

 

Venerdì 18 marzo – ore 21.00

LE BAL

Un film di Ettore Scola

Con Cristophe Allwright, Aziz Arbia, Marc Berman, Monica Scattini

durata 112 min. – Italia 1983

Presentazione a cura di Antonio Mendoza, critico cinematografico

Con un’intervista a Ettore Scola: “Tutte le parole dietro un film muto”

Il film, ambientato in una sala da ballo della periferia di Parigi, e diviso in cinque tappe (1936, 1940, 1945, 1956 e 1968) racconta attraverso la danza e senza dialoghi, 40 anni di Storia francese. Passano gli anni e cambiano gli stili, i costumi e gli arredi della sala, ma le persone comuni, ciascuno con la propria vita, passioni e dolori, continuano ad incontrarsi in quel luogo ogni sabato sera, per sfuggire alla vita di tutti i giorni e per concedersi di sognare: Ballando, Ballando.

“Scola non manca di inserire omaggi al cinema (da Gabin alle riviste come “Cinévie”) ma è all’inizio e alla fine del film in cui dichiara ciò che più gli sta a cuore: la profonda tristezza per la solitudine esistenziale che attanaglia la vita dei suoi contemporanei. Quei volti e quei gesti che il cinema può cogliere in dettaglio testimoniano di una sorta di coazione a ripetere di sguardi, avvicinamenti, corteggiamenti privi di qualsiasi vitalità in cui ognuno è ripiegato su se stesso e cerca di sopravvivere al proprio vuoto interiore”. Giancarlo Zappoli, MyMovies

Le Bal è stato nominato all’Oscar come Miglior Film Straniero e vincitore nel 1984 dei Premi César come Miglior Film, Migliore Regia e Miglior Colonna Sonora, del David di Donatello come Miglior Film e del premio per la Miglior Regia al Festival di Berlino.

Appartengo a un mondo in cui il lettino dell’analista aveva sede dal barbiere e alle nevrosi si rispondeva con la passione.”

 Ingresso con tessera OV 2016 e sottoscrizione

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ETTORE SCOLA

Il 19 gennaio 2016 moriva uno degli ultimi maestri del cinema italiano che ha vissuto in tutte le declinazioni: prima sceneggiatore, poi regista, anche se nasce giornalista.

Nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio 1931 inizia a collaborare con la rivista umoristica Marc’Aurelio, dove gravitavano personaggi come Federico Fellini, Furio Scarpelli e Steno. Poi negli anni ’50 comincia a scrivere sceneggiature con Age e Scarpelli, per film come Un americano a Roma (1954), La grande guerra (1959) e Crimen (1960). La regia per lui arriva nel 1964 con il film Se permettete parliamo di donne con Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Ci saranno poi Il commissario Pepe (1969) con Tognazzi nei panni di un inedito commissario di polizia poco violento e per niente rozzo e Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970), storia popolare firmata dallo stesso Scola insieme ad Age & Scarpelli, divertente, brillante, piena di ritmo fino all’amaro finale.

Tra i suoi film più importanti, nel 1974, C’eravamo tanto amati, le vicende di tre amici Vittorio Gassman (suo attore feticcio), Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, tutti alla fine innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli).

Tra i suoi altri capolavori Brutti, sporchi e cattivi (1976) e Una giornata particolare (1977) con gli indimenticabili Sophia Loren e Marcello Mastroianni alle prese con un amore impossibile all’ombra del fascismo. Il 1980 è l’anno de La terrazza, crisi e bilanci di un gruppo di intellettuali idealisti. Ottanta anni di storia (1906-1986) racconta invece La famiglia (1987) sempre con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant.

Ultimo suo film nel 2013 il documentario dedicato a Fellini Che strano chiamarsi Federico. Scola, da sempre impegnato nel sociale, ha, tra l’altro, fatto parte del governo ombra del Pci nel 1989 con delega ai Beni Culturali.

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Graph loc del fine settimana: Roberta Boccacci

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