Chi ci ha rubato il futuro

sguardi al lavoro per percorsi alternativi

chi ci ha rubato futuro

Ad Amelia (TR) – Sala “Flavio Boccarini” (P.zza Augusto Vera, 10) – avrà luogo questo fine settimana l’iniziativa dal titolo “Chi ci ha rubato il futuro – Sguardi al lavoro per percorsi alternativi”, a cura dell’ass. cult. Oltre il Visibile, in collaborazione con il Comune di Amelia, Ass.to alla Cultura.

L’intento è quello di pensare e far pensare intorno al campo dissestato e nebbioso delle nostre democrazie, con incontri, presentazione di libri e un cinema “politico” nel senso più alto del termine.

Venerdì 11 ottobre – ore 21.15 sarà di scena “L’ultimo pastore” (Italia, 2012), il film di Marco Bonfanti che sta girando con successo il nostro Paese e che, in un’atmosfera di confidenza, invita a sperimentare la lentezza del vivere e a recuperare la fisicità delle cose del mondo.

Un viaggio che è la storia incredibile di Renato Zucchelli, l’ultimo pastore nomade di una metropoli. E ha un sogno: portare il suo gregge nel centro inaccessibile della città per incontrare i bambini che non lo hanno mai visto, mostrando loro che la libertà e i sogni saranno sempre possibili finché ci sarà spazio per credere in un ultimo pastore … che conquistò la città con il suo gregge e con la sola forza della sua fantasia.

È un racconto poetico e stralunato di un pastore metropolitano, che tra finzione e documentario si fa largo come un Don Chisciotte fra i palazzi e le macchine, i grattacieli e le incomprensioni del progresso.

Una fiaba contemporanea, a metà tra il cartoon e il musical, che offre uno sguardo leggero sui limiti della nostra società, smarrita perché ha scambiato il progresso con la felicità. Perché Renato ci dice che il mondo può essere migliore se crediamo nei sogni, se crediamo esista davvero un ultimo pastore …

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Sabato 12 ottobre doppio appuntamento, in collaborazione con Sulla Strada, Associazione Onlus di Attigliano.

Con inizio alle ore 18.30 presentazione dell’ultimo libro dell’economista Wim Dierckxsens, dal titolo “Marcelo di fronte ad un mondo di banchieri e di guerrafondai” (Autorinediti, 2013).

Sarà presente l’Autore. Modera Carlo Sansonetti.

In questo libro incontriamo un ragazzo quindicenne, intelligente e curioso, che affronta il grave e fondamentale tema della finanza speculativa, scopre la sua relazione spregiudicata con la forza bruta delle armi, oggi, e ne vede chiaramente le conseguenze catastrofiche per l’intera Umanità. Marcelo offre quindi spunti di riflessione su possibili percorsi alternativi.

A seguire cena buffet e (ore 21.00 ca.) e proiezione di Inside Job, un film di Charles Ferguson (USA 2010), resoconto spietato di quanta avidità e mancanza di scrupoli ci siano dietro la crisi finanziaria iniziata nel 2008.

Il regista americano sceglie di non mostrarsi, mantenendo uno sguardo distaccato e clinico che fa emergere i più perversi meccanismi finanziari alla base del crollo rendendoli comprensibili all’opinione pubblica.

Avvalendosi di economisti, giornalisti, docenti, alternando interviste e dichiarazioni di banchieri, esponenti politici a materiali d’archivio, il film con un ritmo implacabile – risalendo fino agli anni ottanta e individuando nella deregolamentazione finanziaria, voluta dall’amministrazione di Ronald Reagan, l’origine del tutto – formula il proprio j’accuse con grande maestria, conducendo lo spettatore in un viaggio all’interno del mondo finanziario statunitense.

Ne emerge un ritratto allarmante, un’inquietante relazione tra esponenti del mondo economico e della sfera politica, sia a destra che a sinistra, di ieri e di oggi.

Meritatamente vincitore del premio Oscar nel 2011, inspiegabilmente Inside Job – espressione inglese per indicare che chi ha commesso il crimine ha le mani in pasta – non ha ancora ottenuto una distribuzione in Italia per il grande schermo.

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Domenica 13 ottobre – ore 18.00, in occasione della Giornata Vittime degli Incidenti sul Lavoro, verrà presentato il libro “Una panchina affacciata sull’oceano” con l’autrice Stefania Libera Ceccarelli, che afferma in alcuni passi salienti della sua opera: “Noi siamo vittime dell’amianto, ma non voglio restarlo nella mia vita, per questo la scelta di rendere pubblica la mia storia con un libro. Più che uno sfogo è una responsabilità. Non scenderò per le strade a gridare e pretendere giustizia, la mia battaglia è dentro. Ogni giorno sono alla ricerca sincera di come posso migliorarmi, perché così facendo migliorerò la società. Mettermi a nudo, svelare il mio cuore, lasciarmi leggere nell’anima, mi ha permesso di non restare vittima, altrimenti avrebbe vinto il sistema e chi ha ucciso mio padre. Con questo atto lo rendo vivo, perché la sua morte non sia legittimarle delle altre. Cercare di trasformare il disastro in un’occasione favorevole”.

A seguire proiezione di Apnea, un film di Roberto Dordit (Italia, 2005), poco o nulla distribuito nonostante il suo indubbio valore sociale e artistico, un giallo sociale ambientato nel profondo nord-est, tra le contraddizioni d’una realtà imprenditoriale afflitta da esasperate pressioni del mercato internazionale, “un urlo contro le morti bianche”.

In Italia la questione delle morti bianche registra cifre preoccupanti, costantemente richiamate dalle istituzioni incapaci di porre rimedio a una realtà produttiva che produce – appunto – poco più di tre incidenti mortali al giorno sul posto di lavoro. Spesso le vittime sono stranieri.

Lo sfruttamento della manodopera a basso costo, fuori da ogni legge ed al di là d’ogni principio legato alla sicurezza, è la chiave attorno alla quale è costruito questo film.

Il film è ambientato in una conceria, uno dei luoghi più pericolosi dove lavorare. Le vasche all’interno delle quali la pelle subisce i trattamenti per la colorazione sono contenitori di gas pericolosi per l’organismo e la loro pulizia è un’operazione rischiosa perché da svolgersi in completa “apnea”. Se si respira quell’aria si muore, si muore intossicati nel giro di pochi minuti.

Questo tipo di lavoro è una delle classiche mansioni che gli italiani non vogliono fare più, perché troppo pericolose e troppo mal pagate.

Apnea. Lavorare in apnea per non morire. Questo nelle concerie italiane è ciò che viene richiesto ai lavoratori. I metodi lavorazione della concia delle pelli appaiono come inumani se rappresentati e qui risiede la forza di questa pellicola. La macchina da presa segue i personaggi che si muovono nelle fabbriche, ne vediamo di moderne, di abbandonate, seguiamo il procedimento industriale, vediamo cosa fanno gli operai. Un catalogo di immagini che può darci qualche elemento per comprendere davvero cosa possa essere una fabbrica al giorno d’oggi.

 

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