FRONTERAS

Sulle frontiere dell’umano: l’invisibile confine tra bene e male 

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Ciudad Juàrez, narcos, cartelli colombiani e messicani: nomi e cronaca criminale dell’altro capo del mondo diventati ormai familiari a tutti noi grazie al cinema e alla tv, tornano protagonisti in quella pur realistica opera di finzione che è Sicario (USA 2015). Ma se il film di Denis Villeneuve non sarà l’ultimo non è neanche stato il primo a raccontarci la malattia del confine, quella terra di nessuno dove una semplice linea divide in apparenza il bene dal male, attraversata con estrema facilità dai trafficanti di droga e spesso a prezzo della vita dagli immigrati dei paesi latino-americani in cerca di salvezza dalla miseria nel colosso nordamericano, al tempo stesso così vicino e così lontano.

Da un lato El Paso, la seconda città più sicura degli Stati Uniti, dall’altro l’infernale Ciudad Juàrez, la città più pericolosa del Messico e una delle peggiori al mondo, corrotta e controllata dai narcotrafficanti che sequestrano, torturano e uccidono impunemente uomini e donne, spesso con la complicità della polizia municipale e ne murano i cadaveri nelle cosiddette case della morte, quando non decidono di lasciarli esposti e mutilati come avvertimento per i cartelli rivali. Lungo il confine che tocca quattro stati americani (California, Arizona, Nuovo Messico e Texas), riecheggiano ancora le grida dei caduti nella battaglia di Alamo del 1836.

Per questo il mito della frontiera nel cinema americano, nato col western, si concentra oggi sulla striscia di terra che divide il terrore dalla tranquillità e che, nonostante gli imponenti sbarramenti fisici e la presenza di uomini e mezzi armati, avvelena il cuore dell’Occidente con un costante flusso di droga.

Ma prima di Sicario, tra i diversi film che su quel confine sono nati e di quelle storie si sono nutriti, regalandoci pagine di cinema a volte indimenticabili, talvolta (e forse ingiustamente) dimenticate, ne abbiamo scelto uno in particolare: Sin Nombre (Messico, USA 2009).

L’oggi celebratissimo Cary Fukunaga nel 2009 esordisce alla regia con questo film che vince il Sundance Film Festival. Sin Nombre è la storia di un ragazzo appartenente a una gang messicana, di riti di iniziazione, stupri e omicidi, e delle migliaia di disperati che cercano di raggiungere il confine americano ammucchiati sopra i treni, esposti a minacce e ricatti. A metà tra la gangster story e il film sociale, è una storia di grande potenza raccontata con già matura perizia.

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Amelia (TR)

Palazzo Petrignani – Sala dello Zodiaco

Via del Duomo, 3

 

Venerdì 20 maggio – ore 21.00

SIN NOMBRE

Un film di Cary Fukunaga

Con Edgar Flores, Paulina Gaitan, Kristian Ferrer, Tenoch Huerta, Diana Garcia

durata 96 min. – Messico, USA 2009 – v.o.sott.it.

Il Nord. La terra promessa che moltissimi sudamericani sognano nella traversata del continente verso gli Stati Uniti. Sin Nombre, Senza Nome, è un film sui rischi che questi viaggiatori corrono.

La trama segue due storie: quella di Sayra (Paulina Gaitan), una giovane hondurenia che con il padre e lo zio affronta l’odissea del viaggio attraverso Guatemala e Messico per raggiungere dei parenti in New Jersey, e quella di Casper (Edgar Flores), un giovane membro di una gang, costretto a scappare perché i capi lo vogliono morto. Il destino li porterà ad incontrarsi nel loro viaggio della speranza. È un grande debutto alla regia per Cary Fukunaga, 31enne statunitense di origini giapponesi, che mostra una maestria non comune nel raccontare la storia. Per entrare nella storia e documentarsi ha passato parecchio tempo con questi viaggiatori, facendo anche alcuni viaggi con loro sul tetto dei treni diretti verso gli Stati Uniti.

Sin Nombre è un film crudo, ma toccante, che mostra l’incredibile forza di volontà che questa gente ha nel raggiungere il loro obiettivo nonostante l’inferno in cui devono passare. Inferno che il regista mostra, anche con una vena cruda e reale, descrivendo la vita all’interno della gang messicana Mara Salvatrucha i cui membri sono pesantemente tatuati; nessuno però come il loro leader, Lil’ Mago (Tenoch Huerta Mejia), la cui faccia è una maschera tatuata.

Quasi a voler sottolineare per contrasto la durezza della vita in Messico, man mano che il treno su cui i protagonisti viaggiano attraversa il paese, vengono mostrati scorci bellissimi del Messico (fotografia di Adriano Goldman).

In Italia non è mai uscito nelle sale cinematografiche.

Vincitore del Premio per la miglior regia (Cary Fukunaga) e per la miglior fotografia (Adriano Goldman) nella sezione Film drammatici al Sundance Festival 2009.

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Sabato 21 maggio – ore 21.00

SICARIO

Un film di Denis Villeneuve

Con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Josh Brolin, Jon Bernthal, Jeffrey Donovan

durata 121 min. – USA 2015 – v.o.sott.it.

In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico, dove la legge non conta, Kate (Emily Blunt) è un’agente dell’FBI giovane e idealista, arruolata dal funzionario di una task force governativa per la lotta alla droga (Josh Brolin) per compiere una missione speciale. Sotto la guida di un ambiguo e impenetrabile consulente (Benicio Del Toro) la squadra parte per un viaggio clandestino, costringendo Kate a mettere in discussione tutto ciò in cui crede per riuscire a sopravvivere.

Come ricorda Sicario attraversando più volte le frontiere fra Messico e Stati Uniti, fra brutalità e civiltà (solo apparente), ci sono confini che è meglio non attraversare, e il momento di maggiore pericolo è quello del ritorno.

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015

Trasferisciti in una città piccola dove le leggi hanno ancora un senso … Qui non sopravviverai … Non sei un lupo e questa è una terra di lupi ormai.

Ogni giorno, lungo quel confine, la gente viene uccisa con la sua benedizione. Trovarlo sarebbe come scoprire un vaccino…!

Alejandro (Benicio Del Toro)

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NOTE

Ingresso con tessera OV 2016 e sottoscrizione