Diventa te stesso

Sin da quando ero bambino, avevo la sensazione che qualcosa mancava in me; sentivo che oltre la mia vita ordinaria c’era un’altra vita, una vita che mi sta chiamando.

Non troverai mai la risposta da solo. Da solo un uomo può fare davvero poco: la sua unica speranza è trovare un luogo dove il vero sapere è ancora vivo.

da “Incontri con Uomini Straordinari” di Peter Brook

Esortato dalla moribonda nonna a “non fare mai quello che facevano gli altri” e da un padre anch’egli fuori dall’ordinario, Georges Ivanovič Gurdjieff sentì sin da giovane il “richiamo” della Ricerca della Verità.

Questo capolavoro di Peter Brook narra appunto, sinteticamente, alcune delle vicende di un Ricercatore di Verità, così come sono descritte nel libro autobiografico “Incontri con uomini straordinari”.

Vicende che hanno visto alcuni uomini, tra cui il nostro protagonista, avventurarsi nei primi del ‘900 in terre lontane e spesso pericolose e inospitali, come la regione nei pressi del fiume Oxus (a nord dell’Afghanistan), il Tibet, il deserto del Gobi. Luoghi che ospitavano monasteri nascosti tra le montagne e… un sapere antico come il mondo.

Capiamo che, secondo lui, agiamo in un mondo fatto di convenzioni e automatismi che non ci permettono di vivere davvero. Gurdjieff è convinto che vi fu un’antichità “illuminata”, nella quale spiccava la confraternita di Sarmung, e spese parte della sua giovinezza nel tentativo di avvicinarsi ad essa.

È il nome di una celebre scuola esoterica che, secondo la tradizione, fu fondata a Babilonia duemilacinquecento anni prima della nascita di Cristo, e di cui si trovano tracce in Mesopotamia verso il VI o il VII secolo dopo Cristo. Ma dopo di allora, non si ritrova più da nessuna parte la minima informazione sulla sua esistenza. Un tempo, si attribuiva a questa scuola il possesso di un altissimo sapere, che racchiudeva la chiave di numerosi misteri nascosti.

Quella della confraternita di Sarmung diviene quasi un’ossessione per il giovane Gurdjieff, la scusa per un peregrinare nella vastissima Asia e trovare le sue spiegazioni alla vita. In Incontri con uomini straordinari Gurdjieff racconta di questo suo incredibile vagabondare rendendo omaggio a coloro che, durante la prima metà della sua vita, hanno formato il suo carattere e le sue convinzioni.

Dal mio punto di vista, può venire chiamato straordinario soltanto l’uomo che si distingua da quelli che lo circondano per le risorse del suo spirito e che sappia contenere le manifestazioni provenienti dalla propria natura, pur mostrandosi giusto e indulgente verso le debolezze altrui.

La comprensione è l’essenza di ciò che si ottiene partendo da informazioni intenzionalmente acquisite e da esperienze personalmente vissute.

G.I. Gurdjieff

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IL PROGRAMMA

Amelia (TR)

Sala comunale F. Boccarini

P.zza Augusto Vera, 10

Sabato 24 novembre – ore 21.00

Incontri con uomini straordinari

Un film di Peter Brook

Con Dragan Maksimovic, Mikica Dimitrijevic, Terence Stamp, Warren Mitchell, Natasha Parry

Durata 108 min. – Gran Bretagna 1979 – v.o.sott.it.

Presentazione e dibattito a cura di Simona Casinelli, studiosa del Sistema “Quarta Via”

Il film racconta l’infanzia e la giovinezza di Georges Ivanovič Gurdjieff, che intraprende un viaggio iniziatico in Asia centrale per raggiungere l’illuminazione e la crescita interiore.

Gli “uomini straordinari” sono il padre dell’autore, il prete armeno Pogossian, un amico di nome Soloviev, il principe russo Ljubovedskij, appassionato di metafisica, oltre a un paio di conoscenti.

Il motivo che lo spinge a proseguire il suo pellegrinaggio per vent’anni è la ricerca di una misteriosa Confraternita di Sarmung, ipoteticamente sviluppatesi nel 2500 a.C. in Babilonia, di cui aveva trovato un riferimento nel 1886. Durante il cammino accederà a nuovi livelli di spiritualità attraverso la musica, la danza e l’intima percezione della morte.

Il film, girato fra il 1976 e il 1979 in Afghanistan, è ispirato all’omonimo libro di Gurdjieff e durante la fase preparatoria e le riprese, Brook fu costantemente affiancato da una delle principali discepole ed eredi del pensiero di Gurdjieff, Madame Jeanne de Salzmann.

All’interno della pellicola, sono presenti alcuni movimenti, le particolari danze sacre, che formano uno dei capisaldi dell’insegnamento della Scuola di Gurdjieff.

È davvero importante chi sono o cosa sono? Non è forse la curiosità il motivo per cui la tua vita non è approdata a nulla? Forse non è troppo tardi, se riesci a sentire con tutto il tuo essere che tu sei realmente vuoto, ti consiglio di provare una volta ancora. Ad una condizione io ti aiuterò. La condizione è: muori in modo cosciente alla vita che hai condotto finora.

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Simona Casinelli, studiosa del Sistema “Quarta Via” da 15 anni. La sua ricerca ed il suo studio si fondano sulla partecipazione diretta ad un lavoro pratico sullo sviluppo dell’essere, all’interno della scuola di Quarta Via I.Te.R. – Istituto Tecnico per il Risveglio.

Un lavoro pratico, attraverso la Quarta Via, può essere prodotto solo da un uomo che abbia una conoscenza oggettiva in relazione al Sistema. L’interpretazione e l’improvvisazione non sono alleate di questo insegnamento e George Ivanovič Gurdjieff e la sua vita sono una delle manifestazioni viventi di questo tipo di conoscenza.

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NOTE

Ingresso con tessera OV 2018 e sottoscrizione

Graph. Roberta Boccacci

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Georges I. Gurdjieff, Incontri con uomini straordinari (Adelphi – 1977, 7ª ediz.)

Gurdjieff è una delle più enigmatiche e soggioganti figure che abbiano traversato questo secolo. Per molti, incontrarlo volle dire «cambiare la vita», imparare a essere: fra questi René Daumal, Katherine Mansfield, il filosofo Uspenskij. E molti furono anche i suoi nemici e denigratori, che videro in lui soltanto un mistificatore dai pericolosi poteri.

Quando Gurdjieff arrivò in Francia, nel 1922, accompagnato da un piccolo gruppo di studenti, già lo precedevano disparate leggende. A Parigi, in breve tempo, dopo che egli ebbe costituito la comunità del Prieuré, presso Fontainebleau, si cominciò a parlare di lui come di un maestro inaudito e sconcertante, che insegnava innanzitutto – con l’ausilio di tecniche che sembravano collegate ad antichissime dottrine orientali – a risvegliarsi da una vita di automi addormentati. Tale, infatti, egli giudicava la vita normale degli occidentali. Da quel momento fino alla morte, avvenuta a Parigi nel 1949, l’insegnamento di Gurdjieff si diffuse capillarmente, toccando le persone più diverse: e ancora oggi i suoi studenti sono sparsi in ogni parte del mondo.

Con Incontri con uomini straordinari, pubblicato postumo nel 1960, Gurdjieff non ci introduce soltanto al suo insegnamento, ma solleva il velo sulla sua vita precedente all’arrivo in Francia. Per lui, comunque, come per i sapienti antichi, velare e svelare sono lo stesso gesto, sicché tutto si troverà in queste memorie salvo un taglio di esattezza documentaria: questi ricordi, strabilianti come un sontuoso romanzo d’avventure, animati in ogni riga da una sapiente buffoneria e da un’ispida bruschezza, raccontati nella stessa maniera che usava nella vita, «con una semplicità orientale che sconcertava per la sua apparenza di ingenuità», sono per Gurdjieff innanzitutto uno strumento per iniziare il lettore alle sue dottrine, per sottoporlo a una serie di choc e di paradossi che possono orientarlo verso il risveglio.

Dal padre di Gurdjieff, splendida figura di cantore mediorientale, ai suoi imprevedibili amici e compagni in spedizioni nel cuore dell’Asia, alla ricerca della Conoscenza nascosta, vediamo sfilare davanti ai nostri occhi una serie di persone che hanno come una dimensione in più del reale, un po’ come la coscienza nel senso di Gurdjieff ha tutt’altra dimensione rispetto alla coscienza nel senso comune. Ognuna di queste figure si impone con la concretezza dei più felici personaggi romanzeschi, ognuna contribuisce per la sua parte a illuminare in una certa prospettiva un insegnamento che mette tutto in causa, ognuna infine rispecchia, in una moltitudine di sfaccettature, il personaggio che sta al centro e parla – e indubbiamente è il più straordinario di tutti: Gurdjieff stesso, ‘l’inconoscibile Gurdjieff’.