Il posto delle parole

Incomunicabilità, malattie e circuiti emozionali

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Dal Giappone di Viaggio a Tokyo (1953), unanimemente considerato il capolavoro del maestro Ozu Yasujiro, dove l’incomunicabilità tra genitori e figli è raccontata con una storia semplice, che diventa una parabola senza tempo sulle stagioni della vita e sulla generosità d’animo…

All’attuale Québec (Canada), che ha approvato una legge che permette ai genitori di liberarsi dei figli problematici facendoli internare per sempre: lo splendido Mommy (2014) di Xavier Dolan.

Fino alla New York di Still Alice (2014), storia di una deriva che “elude qualsiasi forma di patetismo o di esibizionismo, interrogandosi e misurandosi col dolore muto e ingrato dell’Alzheimer”.

Settimana importante, bella e impegnativa: ti aspettiamo!!!

Amelia (TR)

Sala comunale F. Boccarini

P.zza Augusto Vera, 10

Venerdì 25 settembre – ore 21.00

 Viaggio a Tokyo

 Un film di Yasujiro Ozu

 Con So Yamamura, Chishu Ryu, Chiyeko Higashiyama, Kuniko Miyake

 b/n durata 136 min. – Giappone 1953 – v.o.sott.it.

Una coppia di anziani (C. Ryu, C. Higashiyama) parte dalla cittadina costiera di Onomichi per Tokyo a far una rara visita ai due figli sposati, un medico (S. Yamamura) e una parrucchiera (H. Sugimura), che li trattano come estranei e non hanno tempo di stare con loro. Soltanto una nuora vedova (S. Hara) si dimostra contenta della loro compagnia.

I temi cari a Y. Ozu (1903-63) l’instabilità della famiglia giapponese dopo la guerra, l’incomunicabilità tra generazioni, l’influenza negativa della vita urbana sui rapporti umani sono raccontati con un doloroso pudore, una estrema lucidità, un linguaggio di depurata semplicità che ne fanno uno dei suoi capolavori insieme con Tarda primavera e Il gusto del sakè.

Importante è il personaggio della nuora che impersona la morale specifica del film, “mostrando che chi ha meno ricevuto è anche chi darà di più” (J. Lourcelles).

“Una storia semplice che diviene una parabola senza tempo sulle stagioni della vita e sulla generosità d’animo: il capolavoro di Ozu. (…) Cinema come balsamo, come lezione per un approccio positivo alla vita, come momento di convivio familiare, come punto di riferimento a cui tornare incessantemente, ogniqualvolta si ritenga di aver smarrito la retta via.” (Emanuele Sacchi, Mymovies)

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Sabato 26 settembre – ore 21.00

Mommy

Un film di Xavier Dolan

Con Anne Dorval, Suzanne Clément, Antoine-Olivier Pilon

durata 140 min. – Francia, Canada 2014 – v.o.sott.it.

Un’esuberante giovane mamma vedova, si vede costretta a prendere in custodia a tempo pieno suo figlio, un turbolento quindicenne affetto da una seria malattia mentale che lo rende spesso ingestibile (specie se sotto stress), vittima di impennate di violenza incontrollabili che lo fanno entrare ed uscire da istituti (ADHD – Disturbo da Deficit di Attenzione).

Mentre i due cercano di far quadrare i conti, affrontandosi e discutendo, Kyla, l’originale, nuova ragazza del quartiere, offre loro il suo aiuto. Insieme, troveranno un nuovo equilibrio, e tornerà la speranza.​

Il film ha trionfato ai Canadian Screen Awards 2015 vincendo, tra gli altri premi, anche quelli come Miglior Film e Miglior Regia. È stato presentato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio della giuria.

 “Al quinto film la promessa migliore del cinema internazionale centra un colpo da navigato maestro”. (Gabriele Niola, Mymovies)

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 Domenica 27 settembre – ore 18.30

 Still Alice

 Un film di Richard Glatzer, Wash Westmoreland

 Con Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin, Kate Bosworth, Hunter Parrish

 durata 99 min. – USA 2014 – v.o.sott.it.

 In collaborazione con l’ass. Alzheimer Orvieto

 Alice Howland è una rinomata linguista il cui lavoro è rispettato in tutte le università degli Stati Uniti. Un giorno si accorge che la sua memoria non è più quella di una volta e che poco alla volta inizia a dimenticare le parole. Inquieta, si reca da uno specialista per un controllo. Una rivelazione devastante si abbatte su di lei.

“La malattia al cinema è materia che richiede di connotare le proprie storie di uno spessore nuovo (quello dell’etica) e di una nuova articolazione narrativa. Glatzer e Westmoreland si prendono il rischio e realizzano un film che elude qualsiasi forma di patetismo o di esibizionismo, interrogandosi e misurandosi col dolore muto e ingrato dell’Alzheimer.

E la loro esposizione artistica finisce per proteggere la nostra fragilità, riconnettendo, in una storia dotata di senso, i frammenti sconnessi di esperienza contro cui ci fa sbattere duro la vita. Proprio come fa Lydia con la madre, ‘curandola’ con la letteratura drammatica. Perché la memoria del bello agisce sui circuiti emozionali, che irriducibili e sbalorditivi sopravvivono a quelli cognitivi. Probabilmente l’amore non impara mai a dimenticare”. (Marzia Gandolfi, Mymovies)

Con questo film Julianne Moore si è aggiudicata il Premio Oscar per la Miglior attrice protagonista.

 

Entrata con tessera OV 2015 e sottoscrizione

Graph Luigia Stefanucci

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