Ultimo tango a Parigi (e ad Amelia)

“.. ho scritto una breve riflessione sul 7 marzo .. Mi farebbe molto piacere se fosse inserita sul sito con il fine di spiegare meglio perché la scelta di Ultimo tango a Parigi … Grazie! Francesca”

ULTIMO TANGO A PARIGI NEL PERCORSO SU

“SGUARDI DEL CINEMA NEI LEGAMI AFFETTIVI”

di Francesca Fanelli

Questo lavoro, che propone un percorso formativo con l’ausilio di sequenze di film, è frutto di una riflessione più generale sul cambiamento in atto nelle relazioni tra i sessi, nella possibilità per donne e uomini di mettere in gioco modalità di relazione differenti da quelle proprie dei modelli di genere tradizionali.

In questo scenario, momenti di formazione e confronto culturale diventano essenziali perché l’opportunità di cambiamento non è data una volta per tutte ma necessita di un allenamento costante che chiede tempo, riflessioni, delusioni, separazioni e conflitti, molti conflitti.

Questo non significa scoraggiarsi anzi: entrare nell’ottica del cambiamento significa darsi la possibilità di un destino diverso, consapevole, vicino ai desideri personali, in grado di contemplare una pluralità di modi di essere e stare nel mondo.

Tra i film scelti per stimolare la discussione è presente ULTIMO TANGO A PARIGI di Bernardo Bertolucci, film che è stato, per questo motivo, proiettato integralmente a conclusione dell’evento.

In questo film la rappresentazione del (potere) maschile, violento e onnipotente, è evidente.

Riconoscere questo ci consente di avviare un confronto costruttivo in grado di portare:

– gli uomini a riflettere sulle paure e sulle ossessioni che, con l’idea di dover proteggere o trattare come fossero oggetti le donne, generano manipolazione e possessività nella relazione affettiva

– le donne ad interrogarsi sulla necessità di distanziarsi dall’esclusività dei ruoli materno e seduttivo per dare spazio ad altro.

Ringrazio l’Associazione Oltre il Visibile per aver deciso di proiettare ULTIMO TANGO A PARIGI in occasione dell’evento per la Giornata Internazionale delle Donne essenzialmente perché parlare di violenza maschile distoglie lo sguardo dalla convinzione che essere donne significa, necessariamente, essere vittime.